Il libro “Pod rdečim svinčnikom” (“Sotto la matita rossa”) vuole completare la conoscenza della vita e dell’opera di Zorko Jelinčič, in particolare del periodo che passò in carcere, dopo il processo a Roma nel 1931, come condannato del Tribunale speciale per la difesa dello Stato. Le 115 lettere, corrispondenze e cartoline scritte da Jelinčič e dai familiari, sono ordinate cronologicamente. Racchiudono il periodo dei carceri di Regina Coeli (Roma), San Gimignano e Civitavecchia dal 1930 al 1939 e dell’internamento a Isernia (Campobasso) tra il 1940 e il 1943. Nelle 281 annotazioni e nell’ampia introduzione sono spiegati i rapporti di parentela tra i corrispondenti, le loro biografie e il loro apporto alla resistenza popolare antifascista. L’introduzione chiarisce alcuni dettagli, nascosti nelle lettere a causa della censura. Il lettore si trova immerso nel regime carcerario, e, tra le quotidiane restrizioni ai diritti dei detenuti, entra in contatto con alcune persone spesso citate da chi scrive. Il più delle volte si tratta di personalità note dell’antifascismo del Litorale nel periodo interbellico. La vita e l’opera della moglie di Jelenčič, la nota attivista e poetessa Fanica Obid-Mirjam sono presentate nell’ampio primo capitolo. Negli allegati in fondo alle lettere vengono rappresentati graficamente i rapporti di parentela. L’obbiettivo del libro è quello di testimoniare, insieme all’esperienza detentiva di Jelinčič come sacrificio per i diritti nazionali degli sloveni della Primorska, anche l’impatto che questa ebbe sulla sua famiglia e sulla famiglia Obid, nonché dei contributi che queste diedero alla causa comune. Alcuni di loro, infatti, presero attivamente parte alla resistenza.
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